Forse il caso più famoso è quello della famiglia del romanziere russo VLADIMIR  NABOKOV.
Quando, ancora molto piccolo, egli spiegò a sua madre che i colori delle lettere dell’alfabeto dei cubetti di legno con cui giocava erano “tutti sbagliatiâ€, ella capì il conflitto che il figlio stava sperimentando tra il colore effettivo delle lettere dei cubi e i suoi colori sinestetici.
Anche alla signora Nabokov, infatti, accadevano fenomeni analoghi: oltre a percepire lettere e parole come colori, come capitava al figlio, percepiva cromaticamente anche la musica.
Anche Dimitri, figlio dello scrittore, era sinestetico. Un passaggio inequivocabile della caratteristica da padre a figlio avrebbe eliminato la possibilità di ereditarietà di origine sconosciuta, ma sfortunatamente la moglie di Valdimir Nabokov era anche lei sinestetica, quindi è impossibile determinare da quale genitore Dimitri abbia ereditato la sinestesia.
VLADIMIR VLADIMIROVICH NABOKOV (in russo Владимир Владимирович Ðабоков; pronuncia: vladÃmir nabókof) 23 aprile 1899, Pietroburgo  2 luglio 1977 Montreux, (Svizzera) è stato uno scrittore russo naturalizzato statunitense. Scrisse il suo primo libro in russo, ma fu con i suoi romanzi in inglese che raggiunse la notorietà .
L’opera più conosciuta di Nabokov è sicuramente il romanzo Lolita del 1955, spesso citato come uno dei più importanti testi narrativi del XX secolo (e da cui il regista Stanley Kubrick trasse l’omonimo film), seguito nello stesso anno da un altro romanzo scritto in lingua inglese: Pale Fire.
Compose altri scritti di argomento totalmente diverso, come alcuni contributi sull’entomologia e sul gioco degli scacchi.
VASILY KANDINSKY (1866-1944). Universalmente conosciuto come il fondatore dell’arte astratta, nacque a Mosca nel 1866. Nel suo sangue si erano confusi, con quello russo, il sangue  tedesco di una sua nonna materna e quello orientale di una sua bisnonna paterna, che era una principessa cinese.
Fu forse colui che ebbe la capacità più penetrante di capire la sinestesia, sia come fusione sensoriale, sia come idea artistica.
Egli esplorò la dolce relazione tra suono e colore e usò termini musicali per descrivere le sue opere, definendole “composizioni “  e “ improvvisazioni.â€
La sua opera del 1912 “Il suono gialloâ€,  esprime una mescolanza di colore, luce, danza e ritmo. Kandinsky approfondì le spiegazioni analitiche e portò se stesso e il suo pubblico a sperimentare direttamente le sensazioni sinestetiche.
C’è un concetto importante nella sua famosa frase “smetti di pensare!†che è in relazione con una delle implicazioni della sinestesia, cioè quella di rovesciare il ruolo del pensiero e delle emozioni.
Kandinsky dimostra che la creatività è un’esperienza, non un’idea astratta, e che una mente intenta ad analizzare continuamente i concetti impedisce l’esperienza creativa.
Il suo proclama del 1910 così suggerisce:
“Abbandona il tuo orecchio alla musica, apri i tuoi occhi alla pittura e smetti di pensare! Chiediti soltanto se il pensiero ti ha reso incapace di entrare in un mondo finora sconosciuto. Se la risposta è sì, che cosa vuoi di più?â€
L’idea/utopia di Kandinskij fu quella della  composizione scenica come sintesi delle arti, che troverà nel movimento de “Il Cavaliere azzurro” pieno compimento.
Per Kandinskij le composizioni sceniche sono opere artistiche che si differenziano dalla pittura solo perché esprimono il sentimento allo stato puro con mezzi diversi, ossia suoni, colori e movimenti, al fine di far vibrare l’anima dello spettatore, di vivificare la sua fantasia, di chiamarlo a partecipare all’opera rappresentata.
Per Kandinsky la musica era una sorta di ossessione: i colori venivano da lui avvertiti come un “coro” da fissare sulla tela.
“…In generale il colore è un mezzo che consente di esercitare un influsso diretto sull’anima. Il colore è il tasto, l’occhio il martelletto, l’anima il pianoforte dalle molte corde. L’artista è una mano che toccando questo o quel tasto mette in vibrazione l’anima umana.…”
In questo contesto, la gente era spinta a ritenere che la sinestesia avesse qualche legame con l’inconscio. Successivamente, però, l’attenzione tornò a concentrarsi sul comportamento obiettivo che può essere misurato o quantificato con gli strumenti.
Era affascinato dalla totale astrazione che si può raggiungere tramite la costruzione musicale.
“…Per noi pittori il più ricco ammaestramento è quello che si trae dalla musica. Con poche eccezioni e deviazioni la musica, già da alcuni secoli, ha usato i propri mezzi non per ritrarre le manifestazioni della natura, ma per esprimere la vita psichica dell’artista attraverso la vita dei suoni musicali…”
La sua concezione di un universo armonico di suoni e colori congiunti lo portò a stabilire una connessione tra il timbro di alcuni strumenti musicali, colori, sensazioni:
COLORE | STRUMENTO | TIMBRO | SIGNIFICATO |
Giallo | Tromba | Squillante | Splendente, simbolo di vivacità e gioia di vivere. |
Azzurro | Flauto | Agile, brillante, ma pastoso. | Freddo e tranquillo. |
Verde | Violino | Penetrante, vibrante, versatile ed espressivo. | Riposo, equilibrio, tranquillità . |
Violetto | Fagotto | Pastoso, ritmico, struggente, penetrante. | Solitudine, abbandono, mistero, magia. |
Arancio | Campane tubolari | Ieratico, solenne. | Misticismo, festa. |
Blu | Contrabbasso | Basso, profondo, freddo e scuro. | Un colore che sprofonda senza fine. Tranquillità . |
Wassily Kandinsky interpreta la Quinta sinfonia di Beethoven attraverso forme e linee.
Il sogno-programma di Wassily Kandinsky, come già scritto prima, era la sintesi delle arti, ossia quell’opera d’arte totale di cui Wagner nel secolo precedente aveva ipotizzato e realizzato le linee guida nei suoi Melodrammi.
“…Sentivo a volte il chiacchiericcio sommesso dei colori che si mescolavano: era un’esperienza misteriosa; sorpresa nella misteriosa cucina di un alchimista”.
Anche il compositore russo ALEXANDER SCRIABIN (1872-1915) cercava un legame o sintesi tra diverse arti, in particolare tra la musica e i colori.
Alexander Scriabin espresse la sua personale sinestesia nella sua sinfonia del 1910, “Prometeoâ€, il poema del fuoco, per orchestra, piano, organo e coro, usando una tastiera muta, un clavier a lumieres, che faceva funzionare le luci colorate in forma di raggi, nuvole e altre forme, che si diffondevano nella sala da concerto e culminavano in una luce bianca così forte da essere dolorosa per gli occhi.
E’ fondamentale distinguere però queste rappresentazioni multisensoriali dalle esperienze involontarie che si possono definire come sinestesie.